Mai sentito parlare di “dynamic pricing“? È un fenomeno sempre più diffuso e che in alcuni casi può essere sfruttato a nostro vantaggio.
Cos’è e come funziona questa pratica che è importante imparare a conoscere quando facciamo i nostri acquisti sul web. Le nostre tasche ci ringrazieranno.
Adesso che internet è diventato fondamentale per confrontare i prezzi sarà successo a tanti di imbattersi in questo strano fenomeno. Più o meno la scena è questa: dopo aver dato un’occhiata in giro per farsi un’idea dei prezzi dei voli aerei e degli hotel, a volte dopo 5-10 minuti capita di ritornare su un sito precedente per un veloce recap. E a quel punto, non senza sorpresa, ci si accorge magari che in quel breve lasso di tempo i prezzi sono aumentati anche del 15-20%.
Possibile? Colpa dell’alta stagione o del last minute? Improbabile, visto il mutamento così repentino dei prezzi. Più facile che siamo incappati nel fenomeno del cosiddetto “dynamic pricing” o, per dirla nella nostra lingua, dei “prezzi dinamici”. Ma di cosa si tratta?
Dynamic pricing, cos’è e come funziona
In maniera grossolana possiamo dire che i “prezzi dinamici” permettono di vendere prodotti e servizi a prezzi flessibili. Il prezzo dunque appare estremamente flessibile e cambia in funzione del mercato.
Questo è reso possibile da alcuni algoritmi che, inseriti sulle piattaforme di e-commerce, permettono di segnalare in maniera tempestiva i mutamenti nella domanda e nell’offerta della concorrenza, oltre a aggregare le informazioni rilasciate dagli utenti sui canali social. Il tutto allo scopo di profilare i comportamenti degli utenti (attraverso cookies e tecnologie di web analytics) per indicare a ognuno prezzi differenti in maniera personalizzata.
Il dynamic pricing permette all’impresa di adeguare in maniera rapida l’offerta alla domanda, praticamente in tempo reale. Con vantaggi facilmente intuibili sul piano dei profitti, Grandi fruitrici del metodo dei “prezzi dinamici” sono le compagnie aeree low cost, per le quali il dynamic pricing è uno strumento di marketing indispensabile. Ma anche Amazon fa un massiccio ricorso al dynamic pricing. Il gruppo diventato sinonimo stesso di e-commerce adotta sofisticati meccanismi per clusterizzare la sua clientela grazie alle informazioni fornite, in maniera più o meno volontaria, dagli utenti stessi.
La piattaforma attinge al proprio database per raggruppare utenti targetizzati. Non è raro che lo stesso utenti si trovi inserito all’interno di vari cluster per acquistare il medesimo prodotto (per esempio hobby, libri giù acquistati, interessi).
Come difendersi dal dynamic pricing e sfruttarlo a proprio vantaggio
Conoscere gli interessi della clientela e la loro disponibilità di spesa è un “mattone” di primaria importanza per una strategia vincente di “prezzatura dinamica”. Come difendersi da queste pratiche di prezzo dinamico e non pagare più del dovuto? È importante sapersi destreggiare nel mercato online e saper proteggere la propria privacy.
Sul sito di Adoc (Associazione Nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori) si consiglia di adottare alcuni accorgimenti durante gli acquisti online, come cancellare di frequenta la cronologia di navigazione dai browser che utilizziamo o bloccare il consenso all’utilizzo dei cookies di terze parti (servono a tracciare le nostre abitudini di acquisto). Utile anche navigare sul browser in modalità incognito o in privato. Meglio anche disabilitare il GPS da pc, smartphone o tablet. In questo modo eviteremo di comunicare il nostro indirizzo IP, la nostra zona geografica, i prodotti che visualizziamo di più e altre informazioni.
Ma possiamo anche sfruttare a nostro vantaggio i prezzi dinamici. Come? Attivando account multipli sullo stesso sito di e-commerce e lasciandosi profilare per interessi diversi. Possiamo anche usare price trackers (software in grado di tracciare costantemente il prezzo di un prodotto) e comparatori (siti che consentono di valutare, per un certo prodotto, tutti gli store che lo mettono in vendita e i prezzi che applicano).
Una mossa intelligente è anche quella di lasciare i prodotti selezionati nel carrello. L’obiettivo delle aziende è farci acquistare, dunque una tattica “attendista” può favorire il ribasso dei prezzi degli articoli che abbiamo “parcheggiato” nel carrello. Possiamo anche pensare a chiedere un rimborso per il ribasso di un articolo acquistato. Alcuni store danno al consumatore questa possibilità. In questo modo potremo vederci rimborsare la differenza di prezzo tra un prodotto comprato di recente e il prezzo ribassato di quello stesso prodotto.